Da molti anni mi occupo di karate-educazione, da quando ebbi la fortuna di diventare allievo del Mº di judo Cesare Barioli (1935-2012), uno dei pionieri del judo italiano sin dal dopo guerra. Nella sua palestra, il Busen di Milano, cominciai il karate nel 1969. Cesare organizzò intorno a sé il judo-educazione e da subito ne fui ispirato, trascinato dalla forza tumultuosa dei suoi contenuti, che ho cercato di adattare al karate.
Forse la figura di Cesare Barioli non è molto conosciuta nel nostro mondo; lui, oltre che un grande tecnico, fu soprattutto un uomo di cultura, che attraverso i suoi libri e le sue lezioni magistrali ispirò generazioni di judoisti (e non solo), dando un contributo di grande spessore a tutto il mondo delle arti marziali in senso lato.
Qui di seguito riporto un estratto dalla conferenza tenuta da Cesare Barioli all’Università dell’Aquila il 23 novembre 1999. Poche parole, che fanno intravvedere la forza del suo carattere e rendono l’idea della sua unicità. “Vi chiedo di scusarmi, ma inizio con una nota biografica. Nel mio biglietto da visita c’è scritto: insegnante di judo. Non ho titoli da elencare o incarichi sociali da vantare. Per quanto riguarda il judo (‘via dell’adattabilità’), la disciplina che ho praticato per quasi mezzo secolo di vita, è stata creata da un professore e burocrate giapponese (Kano Jigoro) nell’intento di proporre una nuova educazione, che non ha a che fare con la disciplina olimpica promossa in Occidente. Inoltre vorrei anticipare un’obiezione: non sono un apostolo dell’Oriente, continente che cerco di comprendere, ma non mi sogno di accettare passivamente.”
Cesare ha lasciato una scia luminosa dietro di sé, un’eredità accessibile a tutti.
Ecco come lo descrive italiajudo.com: “Cesare Barioli intravede nella deriva agonistica una tarda “pericolosa” per il judo. Attiva alcune associazioni che perseguono la divulgazione del Judo Tradizionale. Scrive libri, fa ricerca, si confronta con tutti quelli che incontra, provoca, stimola. Egli coltiva lo studio della tecnica e dei kata come nessuno, nel judo, aveva fatto prima, intuisce che il futuro del mondo sarà un problema di ‘educazione’ e su questo lavora fino alla sua morte, partendo sempre dal principio morale del judo.”
L’eredità che Cesare ha lasciato al karate-educazione è una struttura teorica di base. Un fondamento sul quale basare la costruzione di un programma didattico con obiettivi educativi che riguardino valenze come la concentrazione, l’equilibrio, la capacità decisionale e valori come il coraggio, il rispetto, la lealtà. Un insegnante consapevole renderà più penetrante la comprensione di queste e altre prerogative.
Carlo Pedrazzini