postura dentro, rettitudine fuori

Postura dentro – Rettitudine fuori

In ottica karate-educazione, vorrei parlare dell’influenza che potrebbe avere nei giovani allenare la postura, una valenza tecnica che rende in generale ogni movimento migliore, e che ben si adatta a essere esercitata nel kata fin dai corsi principianti. Un fondamentale! Ha a che fare con allineamento della colonna, retroversione del bacino, posizione del collo e del mento, tensione di addominali e lombari, uso della respirazione diaframmatica o toracica…

Ma la postura è anche un assist alla rettitudine: infatti essa non indica solamente il corretto allineamento della colonna vertebrale e del capo, richiama anche il concetto di –schiena diritta- e –camminare con la schiena diritta-, per tradizione popolare sinonimo di rettitudine. In senso figurato la persona con la “schiena dritta” è simbolo di dirittura morale, di onestà e integrità di comportamento.

Non è solo un’assonanza se con l’esercizio stabiliamo un automatismo che colleghi la posizione corretta della schiena alla rettitudine nella vita.

A bambini e adolescenti, prima ancora di concetti come moralità, onestà, lealtà, possiamo proporre: ordine (in casa, per le cose personali), servizio (apparecchiare/sparecchiare, lavare i piatti), impegno (programmazione di compiti e sport), aiuto (verso amici o fratelli, o commissioni), sincerità, dialogo aperto…

Per acquisire la corretta postura è necessario un percorso esperienziale, introducendo il doppio obiettivo (educativo e tecnico) sin dai primi allenamenti di kata, con l’aiuto delle tecniche di controllo del respiro, che a loro volta liberano i nostri talenti. Un circolo virtuoso tutto da scoprire.

Questo collegamento fra esercizio tecnico e virtù è il leitmotiv della prospettiva karate-educazione: scoprire come possiamo esercitare tante capacità e abitudini positive attraverso una pratica mirata, con il kata, per tantissimi aspetti.

Ovviamente la rettitudine è uno dei capisaldi del Bushido (Via del Guerriero): jinkaku kansei ni tsutomuru koto; e altrettanto ovviamente dovrebbe essere un caposaldo di ogni essere umano.

Purtroppo, così non è! A parte occasionali indicazioni di comportamento, la cultura occidentale (e anche quella orientale si sta modificando) non obbliga a trasferire valori in vista di uno scopo primario educativo, fatta salva la buona volontà di molte mamme e papà, che lo fanno come atto spontaneo individuale, spesso legato ad ambiti religiosi. La scuola, seconda agenzia educativa dopo la famiglia, si occupa principalmente di inculcare nozioni utili all’inserimento nel mondo del lavoro, ma poco o niente fa in termini di trasferimento di valori.

Se andiamo poi a fare un giro nelle periferie delle grandi città…

Ricordo che ai tempi della mia giovinezza la frase più comune che sentivo nel quartiere popolare di Milano dove ero cresciuto era: “Lo rubo io, tanto se non lo faccio io lo farà qualcun altro”, oppure “Se non spaccio io, lo farà qualcun altro…”. Le cose non sono molto cambiate, a parte il forte aiuto che, per fortuna, negli ultimi anni ha dato lo sport giovanile nel diffondere proposte utili per una crescita sana dei teenager.

Perciò nel karate-educazione, a prescindere che si faccia karate tradizionale, moderno, sportivo, di stile.., o in qualsiasi altro modo lo si voglia chiamare, affinché i docenti non siano semplici “passacarte”, dovrebbero avere un preciso scopo durante le lezioni: insegnare qualcosa che da Dentro vada Fuori dalla palestra: Postura Dentro – Rettitudine Fuori. 

Carlo Pedrazzini

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